joi, 13 decembrie 2007

Da "Il Capo di Cuib" di C. Z. codreanu


Punto 85.

DISCORSO tenuto dal Capo della Legione nel Parlamento del Paese. Dal Monitorul Oficial7 del 3 Dicembre 1931.

Il deputato Corneliu Zelea Codreanu prende la parola.

Signor presidente, signori deputati: io sono il più giovane fra voi e rappresento un movimento giovanile. Sono giunto qui con le mie proprie forze, senza l'aiuto e l'appoggio di nessuno. Credo che gli attuali capi della Grande Romania si stancheranno di dover ascoltare anche me, esponente della nuova generazione, generazione angustiata, generazione di cui tanto si è parlato, generazione martirizzata, generazione -potrei dire- crocifissa. Credo sia bene che l'Onorevole Camera abbia un po' di buona volontà per ascoltare anche noi, poiché ritengo sia bene che oggi i governanti sappiano qual è la preoccupazione, quali sono le opinioni, qual è l'orientamento politico della generazione che, col vostro permesso o senza il vostro permesso, dovrà succedervi domani su questi banchi. In ogni caso tengo ad affermare sin dall'inizio che noi non siamo una generazione quale viene descritta da una certa stampa. L'unico scopo che noi perseguiamo è di difendere la Patria sacra, la Patria minacciata dalla furia dell'uragano, la Patria dei nostri padri e il nido caldo di coloro che vengono dopo di noi. E, per fissare in breve i nostri punti cardinali, dirò: non c'è qui nessuna generazione immorale, nessuna generazione senza

Dio, né repubblicana o antimonarchica. Fisso questi punti in: Dio, Patria, Re, Famiglia, Esercito quest'ultimo col compito di garantire l'esistenza dello Stato Romeno.

V. G. Ispir: Per questo potete essere al nostro fianco.

Corneliu Zelea Codreanu: Io, signori, devo delineare questo problema, poiché sono il capo di un piccolo gruppo e devo sviluppare i miei punti di vista.

Sono stato in Maramures, nel Maramures che è la culla dei nostri fondatori, i Moldavi (gli abitanti del Maramures sono gli avi di Stefan cel Mare si Sfînt, signore di Moldavia). E là, in occasione di un processo che ho avuto a Satu Mare, al quale ha assistito anche il prof. Catuneanu, è venuto un vecchio coi capelli bianchi e ha testimoniato, di fronte alla richieste dei giudici, quanto ora vi riferisco: «Noi del Maramures siamo di ceppo nobile, e abbiamo avuto feudi nostri e monti nostri. Fino al 1847 eravamo padroni. Nel 1848, quando ero bambino, sono arrivati, nel nostro comune, i primi giudei».

E qui introduco una piccola parentesi. Io non uso la parola giudeo per insultare qualcuno. Io li chiamo giudei, poiché credo che così essi si chiamino e d'altra parte -cosa che mi pare curiosa- quella è la sola nazione che scansa il nome che le è proprio, il nome che essa ha.

E quando io ho la salda consapevolezza -vi prego tutti di credermi- che questa popolazione sferra un attacco alla nostra terra e cerca di insediarsi sopra di essa, allora, vi prego di credermi, per me è cominciata una lotta per la vita e per la morte e non ho nessuna voglia di scherzare o di insultare qualcuno. Per me una cosa è chiara e precisa: intelligente o non intelligente, parassitaria o non parassitaria, morale o immorale, questa popolazione è una popolazione nemica che si è accampata sulla nostra terra. E io intendo lottare contro di essa con tutti i mezzi che mi porrà a disposizione l'intelletto, la legge e il diritto romeno.

Ebbene, signori, diceva quel vecchio:

«Da noi, nel 1848, sono venuti i primi cinque giudei, che i nostri padri, vedendo com'erano laceri e affamati, lasciarono per compassione al margine dei nostri feudi, Oggi, nel 1930, di quei 62 monti ne abbiamo perduti 60. Noi Romeni abbiamo ancora soltanto 2 monti, mentre gli altri 60 sono nelle mani dei giudei. Oggi noi ci siamo ritirati e stiamo, poveri e senza pane, al margine dei loro latifondi».

Ebbene, questa situazione del Maramures si estende anche in Bucovina; questa situazione si estende anche nella nostra Moldavia, dove le chiese vengono chiuse e gli altari crollano. Ed io chiedo a voi tutti: Che ne sarà di una stirpe a cui vengono distrutti gli altari?

Il nostro commercio è stato sottomesso. Da noi, nell'antica Bîrlad, in quella Bîrlad che esportava merci in Polonia sotto Stefan cel Mare ed esportava da Cetatea Alba fino a Costantinopoli e ad Alessandria, da noi è rimasto un solo commerciante romeno di manufatti.

Ebbene, signori, non si può trascurare questo problema e nessuno può dire che questo non sia un problema d'importanza capitale nella politica della Romania moderna. Nei nostri confronti si compie esattamente ciò che è stato commesso ai danni dei Pellirosse dell'America del Nord: ci troviamo di fronte a un'invasione straniera e abbiamo tutto il diritto e il dovere di difendere la terra dei nostri padri. A me non interessa chi viene e chi è; a me pare una cosa curiosa che, quando venivano i nemici armati a rubarci la nostra terra, noi stavamo tutti saldi nelle trincee con le armi in mano, mentre oggi, quando l'arma si è trasformata in denaro e quando costoro sono in grado di comprare la nostra terra coi loro denari, non c'è più nessuno fra noi che protesti.

Ecco, signori, come si pone questo problema.

Voi sapete molto bene che i Pellirosse dell'America del Nord sono lentamente scomparsi di fronte all'invasione anglosassone. Oggi tutta l'Europa li compiange e li rimpiange perché erano una gente valorosa, ma si dice: «Che fare? Ci sono stati altri più forti».

Signori, penso con terrore che, a un dato momento, l'Europa dovrà compiangere anche noi e i nostri figli. E per quanto riguarda la nostra angustiata gioventù, che, come vi ho detto, è stata tormentata per questa idea (io vengo qui dopo due anni di ingiusta reclusione), ebbene, signori, io vi dico: che cosa volete che facciano questi giovani, i quali sono stati colpiti da ogni governo, fino ad oggi? Desiderate che un bel giorno noi facciamo fagotto e partiamo in un'altra terra, per altre contrade, a guadagnarci il pane e trovare un rifugio per una vita libera? Noi non vi chiediamo troppo. Vi chiediamo una sola cosa: di lasciarci qui, su questa terra, sotto la benedizione delle ossa dei nostri antenati.

Signori, mi spiace che nel messaggio del governo non si veda assolutamente nulla per noi, nemmeno un barlume di speranza e nemmeno la minima preoccupazione da parte di chi governa questa terra per i problemi che ho esposto poc'anzi.

Signori, da questo problema passero a un altro problema di grande importanza: il problema della miseria. Ho portato in questa scatola alcuni pezzi di pane del Maramures e delle montagne del circondario Neamtz, affinché vediate che pane mangia il Romeno del Maramures e il montanaro delle nostre parti. Oggi, quando la gente si lamenta della produzione del grano, tutti attribuiscono la crisi al fatto che il grano si vende a un leu al chilo, ed ecco che pane mangiano questi uomini!

(Il deputato Corneliu Zelea Codreanu presenta all'Assemblea un pezzo di pane nero).

Bisogna che ci si stringa il cuore per il dolore e credo che ogni popolo d'Europa, vedendo questa immagine della miseria in cui vive la stirpe romena, piangerebbe di compassione. Ho portato questi pezzi di pane avvolti e riposti in questa scatola elegante, affinché vediate di quanta artificiosità e di quanta indoratura di benessere si veste questa miseria romena. Io la depongo con dolore sul banco ministeriale, e pregherei l'onorevole governo di tenerla a disposizione, affinché, chiunque abbia il coraggio di scherzare alle spalle della stirpe romena, veda, prima di tutto, di che cosa essa si nutre.

Signori, di fronte alla miseria che stringe tutta questa terra, devo chiedere: qualui sono le misure con cui il governo intende opporsi a questa marcia della miseria che cresce sempre di più?

Signori deputati, per me è chiaro che il governo ci si presenta con due soluzioni:

1. La soluzione sentimentale del sacrificio.

2. La soluzione economica della conversione.

Per quanto riguarda la soluzione del sacrificio sono anch'io uno di coloro che la ammettono, ma affermerò qui un principio immutabile: né voi né nessun altro ha il diritto di fare appello ai pochi soldi di un uomo di onore fino a quando non sarà stato restituito alle casse dello Stato l'ultimo soldo rubato dai banditi che hanno spogliato questa terra.

Per quanto riguarda l'altra soluzione, la soluzione della conversione, io sono per essa. Essa però non è una medicina. Medicina e ciò che uccide la causa della malattia, cioè il microbo. La conversione è una bombola d'ossigeno che l'onorevole governo somministra all'economia nazionale moribonda.

Sono per il progetto della conversione e lo voterò; ma ci tengo a dire che aspetto di vedere altre misure e specialmente le misure radicali necessarie per affrontare i disgraziati tempi che corrono.

Signori deputati, il terzo punto, riguardo a cui dirò alcune parole, è la questione dei partiti e la questione della democrazia.

Signori deputati, l'oggetto principale delle discussioni in risposta al messaggio del governo è stato quasi interamente: siamo contro l'abolizione dei partiti o per l'abolizione dei partiti? Riguardo a ciò io vi dichiaro il mio punto di vista. Chi e che deve decidere l'abolizione o il mantenimento dei partiti? Potete voi abolirli o mantenerli? No. Chi deve decidere è il popolo, e il paese affamato e nudo. Nel momento in cui dovrà decidere, il popolo vedrà se deve o no abolirli, In ogni caso vi dirò che il popolo non ama i partiti politici, Questo è un fatto sicuro e voi, in un regime democratico, non vi potete mantenere alla direzione di uno Stato contro la volontà del popolo. Anche questo è un fatto sicuro.

Rimane ancora una questione. Diceva qualcuno: i partiti non sono nati per improvvisazione, ma sono il risultato di un'evoluzione. Si, anch'io sono per questa teoria e applico ai partiti la legge dell'evoluzione. I partiti, come tutte le cose di questo mondo, nascono, si sviluppano e muoiono. Credo che i partiti non siano la forma superiore di una perfezione che abbia conquistato il diritto all'immortalità.

C'è ancora una questione, di ordine esterno. Voi vedete molto bene che tutta l'opinione pubblica d'Europa si indirizza verso le ali estreme. Ebbene, queste estreme, come due macine di mulino, macineranno pian piano tutti i partiti.

Signori deputati, guardate in Europa. Ci sono due forti ali estreme: l'estrema destra e l'estrema sinistra che si rafforzano. A un certo momento una di loro vincerà. Ebbene, io vi chiedo (e lo chiedo specialmente a quelli fra voi che si sono sempre inchinati di fronte all'Europa e hanno sempre tremato al minimo alito di vento): in un'Europa in cui vince una delle estreme, potrete voi resistere alla corrente di questa Europa?

Per quanto riguarda il nostro orientamento, se dobbiamo scegliere fra queste due estreme, noi siamo fra coloro che credono che il sole non sorge a Mosca, ma a Roma. Noi crediamo che i nostri padri, i nostri antenati che ci hanno portati su questa terra, le loro ossa ci trasmettano, almeno ogni mille anni, qualche buon avvertimento, qualche buona idea, nei nostri momenti difficili e dolorosi.

Infatti, signori, riguardo ai partiti, la nostra generazione, guardando dall'esterno constata:

1) Che un partito politico è una società anonima di sfruttamento del voto universale; 2) Che tutti i partiti sono democratici, poiché utilizzano il voto universale nella medesima maniera; 3) Che essi trascurano gli interessi del popolo e del paese soddisfacendo soltanto gli interessi particolari dei loro partigiani; che la democrazia è irresponsabile, le manca il potere della sanzione; che tutti i partiti commettono delitti, si tradiscono l'un l'altro, nessuno di loro applica punizioni contro i propri partigiani, altrimenti li perderebbe, né contro i loro avversari, poiché questi, a loro volta, commettono i loro stessi delitti.

E in tale questione permettetemi di attrarre la vostra attenzione soltanto sulle frodi compiute dalla guerra in qua, rimaste tutte senza punizione: le frodi da 12 miliardi dell'alcool metilico; le frodi da 900 milioni dell'ottone delle ferrovie; il pesce sovietico; le calosce sovietiche; i boschi del circondario Neamtz; i boschi della Bucovina, ecc. Secondo un calcolo sommario, la somma delle frodi che sono state perpetrate sul territorio di questo paese dalla guerra in qua raggiunge la cifra di 50 miliardi di lei.

La democrazia vista dal di fuori ci da l'impressione di una vasta complicità fra criminali. Conclusione: la democrazia è incapace di autorità.

E ancora una cosa; devo sottoporvi una questione che forse a molti non piacerà. Vi prego, signori, di tollerare la nostra severità in tutto quanto concerne la stirpe romena e l'onore. Dichiaro qui che la democrazia è al servizio dell'alta finanza nazionale o internazionale giudaica. (Interruzioni, chiasso).

Signori, la prova. Sono venuto qui con una lista che vi irriterà, ma vi prego di non detestarmi, poiché non posso tacere di tale questione: si tratta di ciò che si chiama il portafoglio della banca Blank.

Permettetemi di leggere, e ciascuno di voi si ritroverà in questa lista. E probabilmente la lista non è completa. Dunque:

Sig. Brandsch, sottosegretario di Stato, 111.000.

Sig. Carol Davila 4.677.000.

Sig. Eug. Goga, credito d'ipoteca agricola, 6 milioni e 200.000 lei.

Al. Otelesanu: È un'ipoteca sulla proprietà della signora Eugen Goga.

N. Lahovary: Non è debitore il sig. Davila, è debitrice la «Banca Tzaraneasca»8. Non è la stessa cosa, vi prego di rettificare. (Interruzioni, chiasso).

Cornelin Z. Codreanu: Bene, signori, non dico che non vi sia del marcio. Pagherà, ma è denaro preso in prestito. (Interruzioni).

Signori, pagheranno o non pagheranno, non lo so, ma lasciate che vi dica una cosa sola: quando qualcuno prende denaro a prestito da una organizzazione finanziaria del genere, è inevitabile che egli debba appoggiarla quando si trova al governo o all'opposizione e in ogni caso che non debba colpirla quando essa deve essere colpita. (Applausi da molti banchi).

Corneliu Zelea Codreanu: Inoltre: Sig. Iunian 407 mila; sig. Madgearu 401.000; sig. Filipescu 1.265.000; sig. Mihail Popovici 1.519.000; sig. Raducanu 3 milioni e 450.000 (urli dai banchi della maggioranza); Banca Raducanu di Tecuci 10.000.000; sig. Pangal 3 milioni e 800.000; sig. Titulescu 19 milioni: e si capisce che non ho potuto avere altre informazioni precise, poiché anche il sig. Argetoianu dovrebbe essere in questa lista con 19 milioni.

Voci dai banchi della maggioranza: Si capisce!

Corneliu Zelea Codreanu: Io vi dico quello che ho potuto trovare. (Interruzioni, chiasso). Ce ne sono anche degli altri.

Signori, io non dico che questo denaro è stato dato sotto forma di mance, no! Questo denaro è stato preso di là sotto una certa forma e adesso si tratta di vedere quali operazioni siano state compiute da quella banca e vengono richieste misure energiche in tale questione, adesso che questi uomini, che si sentono legati a quella banca, non dispongono certo della piena libertà necessaria a prendere misure categoriche contro di essa. (Applausi da diversi banchi).

Signori, se si chiedono sacrifici per risanare questa terra, noi non possiamo consentire al sacrificio che si dovrebbe fare per risanare la banca Blank, al fine di pagare le spese delle nozze fatte a Parigi (dove sono stati spesi 50 milioni), (Esclamazioni, interruzioni).

Signori, in conseguenza di ciò, noi proponiamo alcune soluzioni pratiche che recano l'impronta della giovinezza:

CHIEDIAMO l'introduzione della pena di morte, esclusivamente per i manipolatori fraudolenti del pubblico denaro. (Applausi da banchi diversi).

V. G. Ispir: Signor Codreanu, lei si proclama cristiano e vessillifero dell'idea cristiana. Le ricordo -io sono professore di teologia- che sostenere questa idea è anticristiano. (Applausi).

Corneliu Zelea Codreanu: Signor professore, permettetemi di dirvi: quando si tratta di scegliere fra la morte della mia terra e quella del delinquente, io preferisco la morte del delinquente e sono miglior cristiano se non permetto che il delinquente affligga la mia terra e la conduca alla rovina. (Applausi da banchi diversi).

CHIEDIAMO il controllo e la confisca dei beni di coloro che hanno depredato questa povera terra. (Grida di «bravo»).

CHIEDIAMO che venga promosso un procedimento penale a carico di tutti quegli uomini politici sul conto dei quali risulti che essi hanno agito contro il paese appoggiando affari e interessi privati. (Applausi da banchi diversi).

CHIEDIAMO che in futuro venga impedito agli uomini politici di far parte dei consigli d'amministrazione delle diverse banche ed imprese. (Applausi da molti banchi).

CHTEDIAMO che vengano cacciate le torme di sfruttatori rapaci venuti su questa terra per sfruttare le ricchezze del suolo e l'operosità delle nostre braccia.

CHIEDIAMO che il territorio della Romania venga dichiarato proprietà inalienabile e imprescrittibile della stirpe romena.

Una voce dai banchi del partito nazional-contadino: Una dichiarazione del genere esiste.

Corneliu Zelea Codreanu: Non per la stirpe romena.

CHIEDIAMO che siano mandati a lavorare tutti gli agenti elettorali e che venga instaurato un comando unico, al quale si sottoponga all'unanimità tutto il popolo romeno.

Se nel momento presente i governanti del paese non possono prendere le misure necessarie a causa della Costituzione o delle leggi in vigore, allora noi siamo del parere che debbano sciogliersi i corpi legislativi e debba convocarsi un'Assemblea Costituente, affinché il popolo designi colui che sarà chiamato a prendere tutte le misure necessaire alla salvezza della Romania. (Applausi di molti banchi).

Punto 87.

DICHIARAZIONE tenuta dal Capo della Legione nel Parlamento del Paese.

Dal Mon. Of. del Novembre 1933.

Perciò noi attendiamo un altro regime, un altro sistema che verrà dopo che questo sarà crollato sotto il peso e il numero delle sue colpe.

Esso dovrà rispondere alle seguenti esigenze, in ordine di urgenza:

1) Eliminare queste discussioni sterili e pagate a caro prezzo del parlamentarismo democratico, da cui non è uscita nessuna luce e da cui soprattutto non può uscire la decisione eroica di far fronte al pericolo in queste ore difficili.

2) Sostituirle con un comando che riunisca in un solo pugno tutte le energie disparate della stirpe che si accaniscono oggi in una lotta fratricida, disciplinarle, restituire loro il morale perduto, infonder loro la fede nel nostro destino romeno e condurle sulle vie di questo destino.

3) Dichiarare guerra alla miseria e all'indigenza generale indirizzando al lavoro e alla moderazione gli elementi volenterosi, mandando al lavoro con la forza tutti gli elementi parassitari che giocano nello Stato il ruolo dei fuchi nell'alveare, tutti i fannulloni che fanno la guardia ai tavolini dei caffè dal mattino alla sera, tutti gli annoiati che girano per le strade, tutti gli agenti elettorali dei Municipi, delle Prefetture, dei Ministeri e tutti gli ideologi democratici, desiderosi di tener discorsi a buon mercato.

4) Eliminare tutto ciò che è parassitismo sopra il corpo esausto del paese; ridestare, organizzare e stimolare tutte le energie creatrici della stirpe.

5) Sradicare la disonestà e, confiscando gli averi dei colpevoli, restituire fino all'ultimo centesimo, all'erario dello Stato, il denaro rubato.

6) Passare alla testa della moltitudine dei poveri nel bene e nel male, mangiare il medesimo pane nero e il medesimo povero pasto del lavoratore povero, poiché in questi tempi difficili la miseria morale e l'ingiustizia di trattamento feriscono più che non la miseria materiale. Alcuni vivono nel lusso con champagne e caviale, mentre altri non hanno nemmeno polenta, sotto il regime della democrazia amica del popolo.

7) Render giustizia al Romeno nella sua terra. Guarire le sue ferite profonde. Riparare le ingiustizie secolari che egli ha sofferto durante i lunghi domini stranieri.

8) Difendere la Romania dal pericolo rappresentato dall'invasione crescente dei giudei.

9) Porre fine all'esistenza fallimentare dello Stato democratico basato sull'ideologia superata della rivoluzione francese. Compiere quell'atto di coraggio riformatore che elimini completamente e definitivamente il sistema di false astrazioni della filosofia politica di questa rivoluzione.

Una grande epoca storica tramonta e in suo luogo e ora di gettar le fondamenta di una nuova epoca. Una epoca di ritorno alle realtà nazionali, dando alla nazione il suo senso reale di società naturale di individui della medesima razza, e non il senso di nazionalità giuridica del cittadino, che permette di trasformare automaticamente in Romeni masse di stranieri calati fra noi per conquistarci e per opprimerci.

10) Innalzare dalle fondamenta il nuovo Stato etnico-nazionale basato sul primato della civiltà della stirpe, sul primato della famiglia e sul primato dei corpi di lavoratori.

Punto 87. Il programma e lo spirito.

Mi sono guardato dallo sviluppare un programma completo. Le sue grandi linee sono tracciate e conosciute (naturalmente col rischio di vederle rubate). I programmi si basano sulle realtà nazionali e, se vi sono realtà che rimangono, ce ne sono anche molte di quelle che mutano da un giorno all'altro.

Un programma non può essere una combinazione di teorie adunate dalle nuvole. Esso deve basarsi sulle realtà dolenti della nostra stirpe romena. Sono le sue ferite che devono essere guarite. Cercate programmi? Essi si trovano sulle labbra di tutti. Sarebbe meglio cercare uomini, poiché in una notte chiunque può preparare un programma, ma non di programmi si sente bisogno nel paese, bensì di uomini e di volontà. Ci sono movimenti che non hanno nessun programma: vivono sfruttando i diversi problemi che si presentano nella vita. Per esempio: l'usura. Essa divora e poi muore, a meno che non le compaia davanti un'altra preda. Vi sono altri movimenti che hanno un programma. Ve ne sono altri ancora che hanno più di un programma: hanno una dottrina, hanno una religione. È qualcosa di ordine superiore che riunisce in modo misterioso migliaia di nomini decisi a foggiarsi un altro destino. Se l'uomo di programma o di dottrina servono il loro programma con un certo interesse, i legionari sono uomini di una grande fede per la quale in ogni momento sono pronti a sacrificarsi. Questa fede essi la serviranno fino in fondo.

Per quanto bello e completo possa sembrare il programma dei lupisti, dei nazional-contadini, dei liberali, potete star certi che nessun lupista è pronto a morire per il programma lupista, nessun georgista per il suo e così via. Perciò io faccio meno affidamento sugli uomini radunati grazie ai programmi, i quali ti abbandoneranno nei casi difficili, che non su quelli reclutati in nome delle grandi fedi, i quali saranno con te fino alla morte.

Il nostro movimento legionario ha soprattutto il carattere di una grande scuola spirituale. Esso tende ad accendere fedi insospettate, esso mira a trasformare, a rivoluzionare le anime. Gridate ovunque che il male, la miseria, la rovina vengono dall'anima. L'anima è il punto cardinale sopra il quale si deve operare nel momento attuale. L'anima dell'individuo e l'anima del popolo.

Sono una menzogna tutti i programmi nuovi e i sistemi sociali fastosamente ostentati al popolo, se alla loro ombra ghigna la medesima anima malvagia, la medesima mancanza di coscienza verso l'adempimento del dovere, il medesimo spirito di tradimento verso tutto ciò che è romeno, la medesima dissolutezza, il medesimo spreco e il medesimo lusso. Chiamate l'anima della stirpe a una vita nuova. Non cercate i successi elettorali se essi non significano nello stesso tempo la vittoria delle forze organizzate nel rinnovamento dello spirito.

Programmi? Come? Credete che noi non possiamo prosciugare paludi? Non possiamo accumulare le energie delle montagne ed elettrificare il paese? Non possiamo innalzare città romene? Non possiamo far sì che i nostri campi producano il quadruplo? Non possiamo assicurare, sul nostro ricco suolo, il pane a ogni Romeno? Non possiamo emanare leggi che assicurino il buon funzionamento di un meccanismo statale adatto al tempo e alla nostra particolarità nazionale? Non possiamo elaborare piani quinquennali? Non potremmo innalzare qui, sulla cima dei Carpazi, una patria che splenda come un faro in mezzo all'Europa e sia l'espressione del nostro genio romeno? Possiamo farlo certamente! Ma il grande errore di molti uomini politici è stato quello di aver stilato programmi dettagliati, prima di aver posto le condizioni per realizzarli. Abbiamo anche noi programmi in tasca. Essi vengono studiati incessantemente, ma noi li conserviamo per il loro tempo. La gente vi chiede che cosa farete? Dite che uomini forti possono fare molte cose.

Intanto il nostro programma è:

1) Realizzare una forza.

2) Manovrarla in modo da vincere tutte le forze avverse.

3) Applicare i punti programmatici propriamente detti.

Abbiamo vie legali d'azione. In ogni caso i particolari, siano tattici o programmatici, fanno parte del segreto delle operazioni delle forze in lotta.

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